giovedì 20 settembre 2012

Pet Therapy in Veneto: incontro a Verona

La pet therapy in Veneto lavora anche con cavalli, coniglietti, cani, cavie, caprette, perfino maialini. 
Sono molte, almeno una per provincia, le Aziende sanitarie coinvolte in quella che ormai non è più una sperimentazione, ma una vera e propria rete di esperienze sul campo che il 4 novembre, in occasione di Fiera Cavalli a Verona,presenterà le linee guida di una futura legge nazionale.

http://zoelagatta.corrieredelveneto.corriere.it/articoli/2011/11/pet_therapy.html

mercoledì 19 settembre 2012

DIVENTARE PET THERAPIST


Diventare pet therapist non è così semplice. Innanzitutto, bisogna scegliere il campo di intervento dell’AAT, che può essere medico-ospedaliero, socio-educativo, riabilitativo e della disabilità. Per ognuno di questi vi sono dei corsi di pet therapist appositi. Proprio perché la pet therapy dipende da un lavoro d'équipe , non può esistere un percorso didattico formativo che possa definire complessivamente un’unica professionalità specialistica riferita alla pet therapy. 
Sostanzialmente però, per chi vuole diventare per therapist occorre frequentare un corso per pet therapist, alla fine del quale vi è un periodo di tirocinio e il rilascio di un attestato di frequenza. 

Diventare pet therapist

venerdì 24 febbraio 2012

E' VENETA LA PRIMA RETE DI PET THERAPY

Nel 2005 la Regione Veneto era stata la prima a credere nella Pet Therapy, oggi, nel 2009, compie un ulteriore passo avanti con la costruzione di una vera e propria rete. Si chiama 'Net Pet Therapy', ed è stata presentata qualche giorno fa  all'azienda ospedaliera di Padova.
Lo scopo di 'Net Pet Therapy' è quello di unire le numerose esperienze nate nel tempo in tutto il Veneto, tra pubbliche e private se ne contano 57, integrarle tra loro attraverso la rete, monitorare, sperimentare e validare tali esperienze, arrivando alla realizzazione di linee guida e di un vero e proprio manuale operativo per gli operatori sanitari e sociali.

http://www.disabili.com/medicina/18571-e-veneta-la-prima-rete-di-pet-therapy

UNA PET-THERAPY PER AIUTARE I DISABILI: L’ONOTERAPIA

L’asino come facilitatore negli interventi di “educazione e rieducazione” alla relazione.

All’interno delle pet-therapy si sta sviluppando sempre più l’onoterapia. Le caratteristiche proprie dell’asino, quali la docilità, l’intelligenza, la pazienza, l’empatia, la morbidezza e la lentezza di movimento, consentono infatti di entrare facilmente in comunicazione con il paziente, attraverso attività spontanee e ludiche, ma anche strutturate ed attive, con il supporto di un operatore. La comunicazione non verbale diventa il canale che rende possibile l’espressione più intima di sé.

Quella con gli asini è un tipo di pet therapy già ben strutturata in Inghilterra, Francia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera ma ancora poco diffusa in Italia. Nel nostro Paese, infatti, non esiste una normativa omogenea che regolamenti le varie forme di terapia assistita con gli animali. Una Commissione ministeriale sta però studiando una legge che potrebbe essere approvata entro la fine dell’anno.

http://www.disabili.com/scuola-a-istruzione/24321-una-pet-therapy-per-aiutare-i-disabili-lonoterapia


asino bambina

Pet Therapy Psicoterapia che aiuta i bambini e gli autistici

Il Pet: l’animale, diviene una metafora vivente, una fantasia che prende corpo, che interagisce senza prendere il bambino in mezzo. Diviene una psicoterapia, una psicoterapia umana ed animale. Bambino a volte stritolato dalla sua malattia e dal terapeuta. L’animale, accondiscende, accompagna in questo viaggio, e l’animale accarezza e manifesta la sua affettuosità senza le paure di loro stessi che hanno gli uomini. La paura dell’uomo deve andarsene e sublimarsi quando si avvicina ai cuccioli di uomo, altrimenti i cuccioli fuggono, anche se non fisicamente nel loro mondo ad imbuto rovesciato….. L’animale fornisce al bambino un senso del dare e dell’avere puramente affettivo, e non meramente utilitaristico come quello fornito dall’uomo.

http://guide.supereva.it/psicoterapia_ericksoniana/interventi/2006/01/238781.shtml

Pet therapy con gli squali!

Notizia di qualche tempo fa: Alessio Ghidelli di Castelletto di Leno ha provato a Jesolo la «shark therapy»: immerso in una vasca con i pescecani ha avuto modo di accarezzarli. Il piccolo, che non può camminare, è stato il primo a sperimentare la nuova tecnica: «Ho avuto paura ma è stata un'esperienza unica»

Articolo

Qui, inoltre, c'è un video realizzato da Rai 1, molto bello e significativo!
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5c74ff38-8d63-4237-a560-e3afc8f903be.html

Ciaoooo!

mercoledì 22 febbraio 2012

Quali sono gli altri animali utilizzati per la Pet Therapy?

il gatto: per la sua indipendenza e facilità di accudimento, lo si preferisce per persone che vivono sole e che non riescono a spostarsi molto facilmente a causa della patologia o dell'età; 

i criceti e i conigli: osservarli, accarezzarli e nutrirli può dare dei grandi benefici soprattutto a quei bambini che attraversano una fase difficile della loro crescita; 

il cavallo: l'ippoterapia reca dei grossi benefici soprattutto ai bambini autistici e Down, ai disabili e alle persone con problemi motori e comportamentali; 

i pesci: è stato dimostrato che prendersi cura di un acquario aiuta le persona a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, agendo in questo modo da antistress.http://quimamme.leiweb.it/famiglia/animali/cuccioli-e-cuccioli/articoli-2010/pet-therapy-reparti-pediatrici-case-anziani-20547791117.shtml

La Pet Therapy nei reparti pediatrici e nelle case degli anziani

All’Ospedale Sant’Anna di Como, ogni domenica mattina è festa per tutti i bambini ricoverati. Dal 28 febbraio 2003, da quando cioè il Ministro della Salute Girolamo Sirchia diede vita ad un decreto che raccomandò alle Regioni di incoraggiare la Pet Therapy nei reparti pediatrici e nelle case degli anziani, infatti, i cani delle Unità Cinofile della Croce Bianca vengono a trovare i piccoli pazienti nel reparto pediatria diretto dal Professor Riccardo Longhi. 
I cani di questo gruppo sono per lo più Labrador e sono guidati da Igor, veterano del servizio di ricerca sotto le macerie, in ospedale ma anche nei corsi organizzati nelle scuole per insegnare ai bambini a giocare con i cani avvicinandoli nel modo più corretto. Sissi, Tosca, Emma, Kendra, Daisy, Minnie, Terry, Summer, Berta, Kira e Scoobj con i loro musoni e la loro pazienza e dedizione sanno parlare e comunicare con i piccoli pazienti portando allegria e consolazione. Attraverso la loro compagnia, i bimbi riescono a mangiare, a sorridere e a divertirsi e trascorrono una giornata diversa e meno triste in ospedale!


Dal sito: http://quimamme.leiweb.it/famiglia/animali/cuccioli-e-cuccioli/articoli-2010/pet-therapy-reparti-pediatrici-case-anziani-20547791117.shtml

martedì 21 febbraio 2012

Amici animali compagni di guarigione

La presenza di un cane o di un altro animale al letto del malato è ancora una pratica poco diffusa ma i cui effetti benefici sono oggi scientificamente dimostrati.


Cani, gatti, ma anche criceti, conigli, asini, capre, mucche, cavalli, delfini e persino pesciolini rossi possono dare un prezioso contributo nella cura di molte malattie, tra cui il cancro. Già nell’antichità, infatti, si sosteneva il valore ‘curativo’ degli animali: a essi si attribuivano addirittura poteri soprannaturali, e fu proprio il padre della medicina, Ippocrate, a consigliare come rimedio all’insonnia e allo stress quella che oggi chiamiamo ippoterapia. Da quando i medici hanno sviluppato una maggiore attenzione agli aspetti psicologici delle malattie, e in particolare di quelle più stressanti, come il cancro e i disturbi cronici, anche la cura con animali è tornata alla ribalta, seppure con un nuovo nome.


Gli animali riducono anche la percezione del dolore. A Firenze lo hanno dimostrato valutando la sofferenza dovuta a un prelievo di sangue in presenza e in assenza degli amici canini. “Di solito, in occasione di eventi ansiogeni, uno dei parametri che si innalza maggiormente nel sangue è il cortisolo, un ormone che misura lo stress” racconta Caprilli. “In presenza dei cani i livelli di cortisolo sono invece risultati più bassi del normale, e ciò indica chiaramente che i bambini hanno sofferto meno sia il dolore sia lo stress perché distratti dalla loro presenza”.


Anche il cavallo fa la sua parte
Il Centro di riabilitazione equestre Vittorio di Capua è una struttura integrata con i servizi di recupero e riabilitazione della struttura complessa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Niguarda di Milano. Il cavallo viene usato come strumento terapeutico sia per l’andatura (quindi per l’apporto fisico) sia per le emozioni che suscita. “Esiste una correlazione tra l’andatura al passo del cavallo e quella umana” spiega Maria Pia Onofri, neuropsichiatra del centro. “Il ritmo del cavallo trasmette una serie di stimoli al paziente che agiscono sul suo equilibrio da fermo e in movimento”.

La partecipazione attiva del cavaliere, inoltre, permette di instaurare con l’animale un legame fisico molto forte, anche perché i cavalli sono montati senza sella, solo con una copertina e un fascione. In questo modo si acuisce la percezione da parte del cavaliere che acquisisce maggior sicurezza.

“Migliorano anche coordinazione e umore” spiega la dottoressa. “Nei bambini malati di cancro, per esempio, il contatto con il cavallo aumenta le difese immunitarie e agevola la produzione di endorfine responsabili del buonumore”.



Articolo preso da: Amici animali compagni di guarigione
http://www.airc.it/cura-del-tumore/amici-animali-compagni-guarigione.asp

Pet Therapy con i delfini

Il sogno di Sebastian è durato 6 giorni. Con la terapista Raffaella, al centro Mundomar (un parco con tutti gli animali acquatici del mondo), e senza pagare mai nulla, lui ha fatto delfinoterapia. Ogni giorno Seby e gli altri disinfettavano i piedi, infilavano la muta e scivolavano in acqua con otto delfini. Alcuni bambini rimanevano lontani e i delfini li rispettavano. Altri avanzavano, accarezzavano la pelle un po' gommosa e si facevano spingere dal muso.


Articolo tratto dalla rivista Marie Claire http://www.marieclaire.it/ 
Testimonianza raccolta da Rossana Campisi.


Pet-therapy – Ippoterapia: emozioni – affetti.

Ogni attività che utilizza gli animali viene immessa nell’area della pet-therapy cioè in quella sfera di attività cercano di dare alle persone sensazioni di piacere e di benessere.
L’uso del cavallo, però, richiede considerazioni molto speciali che lo distinguono da qualsiasi altra attività di questo tipo, proprio perché la pratica risale forse addirittura a millenni di storia che hanno visto il “migliore amico dell’uomo” anche come mezzo per dare benessere e per “curare”.
L’ippoterapia, in questi ultimi anni, ha subito una rivoluzione concettuale e nella sua applicazione pratica ed inoltre è stata inclusa in programmi riabilitativi strettamente basati sulla scientificità delle regole applicative e della valutazione dei risultati.
Per questo la riabilitazione equestre ha perso quella semplicistica veste di applicazione ludico-ricreativa ed è entrata a pieno diritto tra le metodologie medico-sanitarie atte ad ottenere un recupero funzionale e globale di soggetti disabili, disagiati o disturbati da alterazioni dello sviluppo psico-mentale.
In questa logica, l’ippoterapia non può più essere annoverata tra le tecniche di pet-therapy che danno benessere o soddisfazione (per questo la pet-therapy può essere inclusa tra le terapie palliative che fanno bene, ma non cambiano la situazione di fondo).
L’ippoterapia è oggi una modalità terapeutico-riabilitativa che, se applicata secondo linee-guida precise e validate, con un ampio programma nel quale si trovano anche precisi interventi psico-terapeutici e di riabilitazione cognitiva e utilizzando professionisti (psicologi, psichiatri, medici ed educatori) specializzati, può portare ad indurre miglioramenti, recuperi ed anche risoluzione dei problemi di disabilità psico-affettiva.
Questo modello riabilitativo ha permesso di guardare alla disabilità psico-mentale non più come una malattia o come una spada di damocle sospesa sulla testa di tanti bambini e giovani insieme alle loro famiglie che dovevano sopportare sofferenze, angosce, disillusioni ed anche lacerazioni profonde e dolorose.
Oggi bambini colpiti da gravi disturbi dello sviluppo come l’autismo, l’iperattività, i blocchi psico-mnetali da traumi, le sindromi regressive sovrapposte a malattie genetiche come la sindrome di Down, dell’X-fragile, dell’ACC, di Joubert, ecc. possono affrontate i loro disagi con speranza ed anche con molte certezze per un miglioramento non solo comportamentale, ma anche funzionale e globale.
L’esperienza ci fa dire che molti bambini disabili per disturbi psico-fisici e/o psico-mentali che avevano come futuro una triste previsione di handicap, possono oggi essere presi per mano e ricondotti sulla via dello sviluppo e della crescita.


Articolo preso da:Ippoterapia:Pet-therapy - Ippoterapia: emozioni - affetti.

Dog Therapy

lunedì 20 febbraio 2012

Altre forme di Pet Therapy

Oltre all'ippoterapia (che vi spiegherò più avanti), vi sono altre forme di Pet Therapy: la terapia con i cani.

"Attitudini naturali del cane nel rapporto psico-terapeutico
La docilità.
E’ la predisposizione ad accettare l’uomo come superiore gerarchico. Il cane essendo un animale di gruppo instaura relazioni di dipendenza.
La socievolezza.
E’ la capacità di inserirsi naturalmente in qualsiasi ambiente, di comunicare con chicchessia senza esitazione, timori, paure, preoccupazioni o ansia.
Buon temperamento e tempra.
E’ la capacità di reagire e resistere agli stimoli esterni di qualsiasi natura con buon intensità e velocità.
Curiosità.
E’ la capacità di interessarsi in modo del tutto naturale all’esplorazione di ambienti e territori nuovi.
Vigilanza.
E’ la sensibilità di avvertire situazioni esterne pericolose."

dal sito universocane.it

Io, avendo un cane, consiglio vivamente questa terapia, poichè noto un miglioramento dell'umore quando sto con Bob! E quindi immagino quanto questa terapia possa essere efficace con le persone disabili!
Ciaoooo